Allevamenti intensivi, deforestazione e inquinamento sono gli ingranaggi del sistema di produzione industriale del nostro cibo, che devasta gli equilibri della natura.
Il prezzo di questa distruzione lo stiamo pagando ora, anche con la nostra salute.
Il Covid-19 non è un evento isolato. Al Governo Italiano chiediamo di fermare le fabbriche di carne e il sistema globale che le alimenta.
STOP ALLEVAMENTI INTENSIVI E DEFORESTAZIONE
Chiedi al Governo Italiano di agire subito per frenare le conseguenze disastrose degli allevamenti intensivi.
Tanti animali ammassati in spazi ristretti, oltre a subire atroci trattamenti, sono l’ambiente ideale per il proliferare dei virus, compresi i coronavirus e i virus dell’influenza.
Il 70% di tutte le malattie infettive emergenti, come sars, ebola, influenza suina e influenza aviaria provengono da animali.
Mentre il nostro governo e l’Unione Europea sono impegnati a lottare contro le conseguenze della pandemia, non sembrano voler affrontare le vere cause della distruzione della biodiversità e, quindi, delle zoonosi. Continuano a investire milioni di fondi pubblici in allevamenti intensivi in Italia, e ad importare dal Sudamerica carne e soia destinata alla mangimistica.
La più alta concentrazione di allevamenti intensivi in Italia si trova in Pianura Padana, in particolare in Lombardia, dove si trova il la metà di tutti i maiali allevati in Italia (4,3 milioni) e un quarto dei bovini (1,5 milioni).
Qui la grande quantità di letame e liquami, causa preoccupanti livelli di inquinamento da polveri fini, le PM2.5: pericolose perché, essendo minuscole, penetrano più profondamente nel nostro organismo.
Studi scientifici stanno mostrando che esiste una correlazione tra inquinamento atmosferico e un peggioramento delle problematiche legate al Covid-19.
Cosa aspetta il nostro Governo ad intervenire?
Ogni due secondi, nel mondo, un’area di foresta grande come un campo da calcio viene rasa al suolo soprattutto per far spazio agli allevamenti di bovini o coltivare soia destinata alla mangimistica. E così, un albero abbattuto e un incendio dopo l’altro, specie uniche e equilibri naturali rimasti inalterati per migliaia di anni rischiano di sparire per sempre.
L’Italia è uno dei principali importatori di carne e soia dal Sudamerica, prodotti a scapito di ecosistemi antichi e preziosi come la Foresta Amazzonica.
Ma le conseguenze sono anche sanitarie: l’Organizzazione Mondiale della Sanità avverte che il rischio di epidemie virali e il salto di specie (spillover) possono verificarsi con più probabilità quando gli equilibri naturali vengono messi a rischio.
Tra il 2004 e il 2016 in Italia 320mila piccole aziende agricole hanno chiuso i battenti. E la situazione è destinata a peggiorare con la crisi economica post-Covid.
Oggi le piccole aziende che producono cibo in modo ecologico, non riescono a competere sul mercato: i fondi pubblici e la grande distribuzione premiano le aziende agricole di stampo intensivo e industriale, che così producono sempre più carne a basso costo, ma che ci servono sul piatto un futuro ad alto rischio.
Mentre i consumatori chiedono trasparenza in etichetta e garanzie di benessere animale, le istituzioni rispondono con confuse “certificazioni” o edulcorate campagne pubblicitarie.
Al Governo Italiano chiediamo:
1 Non destinare più fondi pubblici ad allevamenti intensivi per la produzione di carne e di prodotti lattiero-caseari
2 Utilizzare i fondi pubblici per sostenere gli allevatori in una radicale transizione del sistema zootecnico intensivo, che porti a dimezzare il numero di animali allevati e a ridurre gli impatti ambientali dei metodi di allevamento
3 Promuovere un sistema di certificazione dei prodotti di origine animale che includa l’indicazione del metodo di allevamento in etichetta, e che garantisca tracciabilità e trasparenza sull’intera filiera
4 Adottare politiche che promuovano diete principalmente a base vegetale, al fine di ridurre drasticamente (in Ue del 70% al 2030) la domanda di prodotti di origine animale
5 Non destinare più fondi pubblici a campagne promozionali che incoraggino il consumo di prodotti di origine animale provenienti da allevamenti intensivi
6 Evitare le importazioni di materie prime come la soia destinata alla mangimistica, la cui produzione intensiva è legata alla deforestazione e alla violazione dei diritti umani.