Credits foto: Greenpeace / Joan Costa picture
Sotto la superficie del mare ci sono gabbie. E dentro quelle gabbie, ci sono animali condannati a vivere una vita fatta di sofferenza, mentre il mare si riempie di rifiuti, antibiotici e veleni.
Dal tonno rosso, fino a spigole, orate e salmone. Ogni giorno, gli allevamenti intensivi di pesce inquinano, svuotano i mari, distruggono la biodiversità e mettono a rischio la nostra salute. Eppure negli ultimi anni sono cresciuti senza regole efficaci né valutazioni reali del loro impatto, danneggiando ecosistemi delicatissimi e aree marine di pregio.
Greenpeace dice basta. Firma ora per fermare questa follia.
Chiedi all’Unione Europea e al Governo Italiano di fermare l’espansione degli allevamenti intensivi di pesce.
Un impianto di allevamento può rilasciare ogni giorno quintali di deiezioni e mangimi alterando il fragile equilibrio degli ecosistemi marini, portando intere aree ad avere ridotti livelli di ossigeno nei fondali. L’impatto è devastante: perdita di biodiversità, alterazione delle catene alimentari, fondali poveri e privi di vita. In alcuni casi, questi impianti sono attivi vicino a zone turistiche o aree protette, minacciando anche l’economia locale e il turismo costiero.
Il mare si sta trasformando in una discarica invisibile.
Una parte delle sostanze che vengono somministrate ai pesci, come antibiotici, pesticidi e altri farmaci per prevenire malattie in ambienti sovraffollati, viene rilasciata in mare e può entrare nella catena alimentare.
Questo processo contribuisce allo sviluppo dell’antibiotico-resistenza, un fenomeno che secondo l’OMS è una delle principali minacce sanitarie globali. Inoltre, residui di farmaci e metalli pesanti possono contaminare il pesce che finisce nei nostri piatti.
Cosa arriva veramente nei nostri piatti? Pesci malati, potenzialmente ricchi di parassiti e medicine.
Difendere il mare significa proteggere anche la nostra salute.
Credits foto: Greenpeace / Joan Costa picture
Il benessere animale nei mari è completamente ignorato. I pesci negli allevamenti intensivi vivono stipati, poco spazio per nuotare, sotto stress cronico, privi di stimoli, in condizioni sanitarie precarie. Le malattie si diffondono facilmente, i metodi di trasporto sono traumatici, le tecniche di uccisione spesso non sono normate. Tutto questo si traduce in sofferenza invisibile.
Solo perché un pesce non urla, non significa che non stia soffrendo.
L’Europa attraverso il fondo FEAMPA - Fondo Europeo per gli Affari Marittimi ha stanziato per l’Italia mezzo miliardo di Euro per la pesca e un’acquacoltura competitiva e sostenibile. Denaro pubblico per due settori altamente impattanti e difficili da controllare.
Nessuno sa con certezza se questi soldi abbiano davvero migliorato lo stato di salute dei nostri mari. I criteri di sostenibilità per l’acquacoltura sono vaghi se non del tutto assenti.
È greenwashing con soldi pubblici.
Non abbiamo bisogno di allevamenti intensivi in mare. Possiamo ridurre il consumo di pesce. Sostenere la pesca artigianale e veramente sostenibile. Scegliere una dieta più vegetale, buona per noi, per gli animali e per il pianeta.
Con una firma ci aiuti a portare avanti le nostre richieste all’Unione Europea e al Governo Italiano:
1 Definizione e applicazione di indicatori reali di sostenibilità per l’acquacoltura.
2 Linee guida vincolanti per tutelare il benessere animale dei pesci.
3 Maggiore trasparenza sui fondi pubblici destinati agli allevamenti ittici.
4 Politiche pubbliche che favoriscano una transizione alimentare verso proteine vegetali.
Ferma l’espansione degli allevamenti intensivi in mare. Chiedi anche tu un futuro alimentare giusto, etico e davvero sostenibile.
Il Mediterraneo non è una fabbrica di pesce!