I fondali marini sono l’ultima frontiera delle multinazionali assetate di metalli. Le compagnie minerarie come The Metals Company stanno facendo pressioni sui governi per ottenere il permesso di estrarre metalli come cobalto, manganese e nichel dai fondali dei mari incluso il Circolo Polare Artico e anche alcune aziende italiane come SAIPEM e Fincantieri hanno già mostrato interesse riguardo a queste estrazioni.
Se non li fermeremo, enormi cingolati e altri macchinari verranno calati sul fondo dell’Oceano per saccheggiare ecosistemi già fragili e per ora incontaminati.
Dobbiamo fermare ora i bulldozer che vorrebbero distruggere i fondali marini, prima che sia troppo tardi!
FIRMA LA PETIZIONE CONTRO LE ESTRAZIONI MINERARIE IN ACQUE PROFONDE.
Chiedi al governo italiano di opporsi allo sfruttamento dei fondali.
Coralli d'acqua fredda, granchi yeti, vermi tubo e persino anemoni trasparenti. Sono solo alcuni degli animali che popolano i fondali abissali e molti ancora non li conosciamo. A migliaia di metri di profondità si trovano oasi di biodiversità di inestimabile valore. Ma con loro, negli abissi, convivono anche i metalli di cui le multinazionali di diversi settori vogliono fare razzia.
Cobalto, manganese, nichel, ferro e terre rare, metalli fondamentali per la produzione di batterie per automobili, telefoni, computer e perfino per le armi. Per estrarli, le aziende vogliono inviare veri e propri caterpillar sul fondo dell’Oceano per sollevare tonnellate di detriti, impattando sui fondali e uccidendo migliaia di specie nel processo, asfissiandole con le nuvole di sedimenti che sollevano o stordendole con l’inquinamento acustico e luminoso generato da tutte queste attività.
Ma non solo, le estrazioni marine avrebbero un impatto negativo anche sui processi naturali che immagazzinano il carbonio, con possibili ripercussioni sui fragili equilibri planetari.
A gennaio 2024 la Norvegia è stata la prima nazione ad autorizzare le estrazioni minerarie nei fondali dell’Artico, in un’area grande quasi quanto l’Italia. Ma non è detta l’ultima parola: per le prime licenze servirà un nuovo voto del Parlamento Norvegese. Possiamo ancora fermare questo scempio, ma dovremo far sentire forte la nostra voce da tutto il mondo, perché l’Artico è un patrimonio di tutto il Pianeta.
Quella in atto è una nuova corsa al profitto che minaccia mari e Oceani. Le aziende vedono nell’estrazione di metalli nelle profondità marine la soluzione alla sempre più crescente domanda di materie prime critiche. Ma gli impatti di questa nuova forma di estrattivismo potrebbero essere devastanti per gli ecosistemi e hanno già allarmato la comunità scientifica internazionale.
Dobbiamo intervenire ora prima che sia troppo tardi. Si tratta di un’opportunità che capita a una sola generazione: impedire a un’altra industria estrattiva di danneggiare gli oceani nello stesso modo in cui le aziende produttrici di combustibili fossili hanno fatto al clima!
Attualmente decine di Paesi hanno chiesto una pausa precauzionale o appoggiato una moratoria per le estrazioni minerarie negli abissi. L’italia non è tra questi. Ecco perché chiediamo ai governi di bloccare sul nascere l’avvio di questa nuova distruttiva industria estrattiva e mettere al sicuro le profondità marine dall’attività mineraria, creando dei santuari marini.